Parte della serie espositiva che la GAMeC dedica da anni agli artisti emergenti più interessanti sulla scena internazionale, invitati a presentare un progetto site-specific commissionato per l’occasione, At the end of the line presenta un corpus di lavori inediti realizzati da Andrea Mastrovito per lo Spazio Zero del museo: una sintesi di elementi espressivi della ricerca condotta dall’artista negli ultimi anni, in particolare la rilettura personale e intima di temi e questioni relative alla storia, al mito, alla società, alla relazione con lo spazio e con l’identità dei luoghi espositivi.

Il progetto si sviluppa attraverso una serie di frottage posizionati sull’intero pavimento dello spazio espositivo, come un reperto archeologico che scorre sotto i piedi del visitatore.
La storia, non solo quella epica fatta di grandi eroi, ma quella silenziosa e quotidiana delle persone comuni, viene riportata alla luce e interpretata attraverso il ciclico scorrere del tempo della natura e della vita umana. Natura e uomo si uniscono fino a mimetizzarsi e fondersi infine in una grande installazione in cui alcune statue ispirate alla scultura classica vengono appiattite e letteralmente cancellate dal passaggio della matita, e inglobate in un grande disegno di paesaggio che tutto assorbe e tutto armonizza.
La linea che separa la vita dalla morte diventa così più sfumata, e l’incerto equilibrio tra le parti viene costantemente rinegoziato.

Il disegno rappresenta la tecnica di indagine privilegiata utilizzata per una rilettura personale e intima della storia dell’umanità, e la linea racchiude in sé un caleidoscopio di significati: linea evolutiva che attraversa diverse epoche, culture e società; linea del disegno che porta e riporta in superficie tracce, memorie e intimi epitaffi di questo percorso; linea di demarcazione tra un prima e un dopo, che è anche una linea dell’amore o di modi diversi di amare.

Una sottile linea rossa unisce il disegno all’animazione, alla musica, alla pittura, alla scultura e di nuovo al disegno: un cerchio che pure è una linea-mondo infantile, che nasce e finisce in se stessa, che si chiude senza mai esaurirsi. Perché in fondo alla fine della linea c’è un nuovo inizio.

Accompagna la mostra un catalogo monografico bilingue che includerà testi di Stefano Raimondi, Sara Fumagalli (curatori della mostra), Robert Enright (Curatore indipendente, Canada), Nova Benway (Assistente curatore, Drawing Centre, New York), Marie-Noëlle Farcy (Curatore capo della Collezione, Mudam, Lussemburgo), Lorenzo Giusti (Direttore Man, Nuoro).
Il catalogo presenterà le vedute dell’installazione della mostra alla GAMeC e un’ampia e accurata selezione di lavori precedenti, documentazione esaustiva del lavoro dell’artista.

La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.