La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare la seconda edizione di Art in the Auditorium, un progetto nato da un’iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra, e che vede la collaborazione di istituzioni internazionali presenti in Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina, Turchia e Europa.

Oltre alla GAMeC e alla Whitechapel Gallery, partecipano ad Art in the Auditorium anche il Ballroom Marfa (Marfa, Texas), la Fundación PROA di Buenos Aires, l’Henie Onstad Kunstsenter di Oslo; The Institute for the Readjustment of Clocks di Istanbul (ospitato da Istanbul Modern) e la City Gallery Wellington (Wellington, Nuova Zelanda).

Questa la lista dei 7 artisti selezionati da ciascuna istituzione:

Patrizio Di Massimo, selezionato dalla GAMeC di Bergamo
Inci Eviner, selezionata da The Institute for the Re-adjustment of Clocks di Istanbul (ospitato da Istanbul Modern)
Lars Laumann, selezionato dall’Henie Onstad Kunstsenter di Oslo
Ursula Mayer, selezionata dalla Whitechapel Gallery di Londra
Charly Nijensohn, selezionato dalla Fundación Proa di Buenos Aires
Nova Paul, selezionata dalla City Gallery di Wellington
Aïda Ruilova, selezionata dal Ballroom di Marfa

Come nella scorsa edizione di questa mostra – ospitata dalla GAMeC tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 – ciascuna istituzione è stata invitata a segnalare un artista del proprio Paese, e a presentare il suo lavoro attraverso una selezione di opere che vedono nell’uso dell’immagine in movimento il mezzo privilegiato.

Anche in questa occasione si potranno vedere video, film e animazioni provenienti dai contesti culturali più diversi, così da ottenere una selezione di quello che è ormai un medium globale – il video, appunto – con cui gli artisti raccontano la propria e la nostra realtà dai quattro angoli del pianeta, usando linguaggi diversi come il documentario e la finzione, e registri che spaziano dalla poesia alla critica sociale. Ciascuna di queste opere mette in scena temi chiave dei nostri tempi: dagli stravolgimenti climatici ai rimossi della storia recente, fino al potere del cinema e della finzione di condizionare identità e memoria.