Il 27 gennaio del 1945 furono abbattuti i cancelli di Auschwitz. Con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 il Parlamento italiano ha istituito in questa data il “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Da quattro anni l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo e la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ricordano insieme questa ricorrenza attraverso la riflessione di un artista. Dopo le mostre personali di Fabio Mauri (2005), William Kentridge (2006) e Yoko Ono (2007), quest’anno le istituzioni hanno invitato l’artista Corrado Levi a concepire appositamente un progetto come immagine guida del Giorno della Memoria 2008 che collega visivamente e simbolicamente tutte le iniziative organizzate.

Il lavoro dell’artista, in questo modo, non è più circoscritto in un unico spazio espositivo, ma è dinamico e accompagna in tutti i luoghi della città di Bergamo questa ricorrenza: locandine, cartoline, manifesti, stendardi rimandano la visione, tradotta da un’immagine di Aldo Mondino, di innumerevoli gabbiani che si librano in un cielo azzurro e limpido con in primo piano la silhouette bianca del filo spinato che imprigiona e separa.
Ma i prigionieri siamo davvero noi che guardiamo? Oppure siamo noi i “liberi” e la rete metallica, in realtà, imprigiona il volo degli uccelli in uno spazio limitato che non è più l’intero cielo? O forse nessuno dei due, creature entrambe imprigionate in confini generati da paure e diffidenze? Eppure, al di là di qualsiasi domanda o considerazione, c’è il cielo, azzurro, simbolo di speranza, invito a costruire il futuro senza perdere la memoria del passato, senza dimenticare quel filo spinato che ha gravato sul nostro passato – la violenza del nazifascismo e di tutte le forme di totalitarismo e oppressione – e che ancora oggi incombe sulle libertà di molti popoli.
Così Corrado Levi, artista eclettico – architetto, scrittore, poeta, critico d’arte, collezionista e docente -, ci insegna ad osservare la quotidianità, ad apprezzarla e, nel farlo, ci ricorda soprattutto di sorprenderci con quello stupore che solo i bambini hanno ancora innato verso il mondo e la vita, ogni volta che ci imbattiamo in un dettaglio magari all’apparenza insignificante. In questo suo dialogo continuo con la realtà, Levi unisce l’ironia ad una leggerezza fatta di materiali ed idee in grado di generare una particolare atmosfera, un confronto poetico con tutto ciò che ci circonda: l’immagine di gabbiani in volo, che a tutti noi è familiare, ci invita così a riflettere e, in relazione con la nostra Storia, ci spinge a riguardare la nostra vita di ogni giorno con occhi nuovi.