Dopo aver ospitato le personali di Daniele Puppi, vedovamazzei, Adrian Paci, Sislej Xhafa e Lara Favaretto Eldorado, la project room della GAMeC di Bergamo per i giovani esponenti più interessanti della scena artistica internazionale, presenta Foolish Things (sciocchezze), un progetto inedito di Roberto Cuoghi.
Al centro del suo intervento alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo tre lavori legati dal tema della simulazione, della metamorfosi e dal labile confine tra spettacolo pubblico e la dimensione più intima e individuale di ciascuno.
Video, fotografia, installazione e pittura sono i media con cui Roberto Cuoghi costruisce un universo artistico estremamente personale, all’interno del quale confluiscono riferimenti alla cultura pop e al mondo del cinema, dei fumetti e della televisione, insieme con una sensibilità che unisce ironia, poesia e malinconia.
A Bergamo Roberto Cuoghi allestisce una personale attraverso tre lavori che, pur essendo stati realizzati in precedenza, hanno avuto scarse o nulle occasioni di essere visti dal pubblico.
Senza titolo (1996-2003) è l’installazione all’interno del bookshop della GAMeC che accoglie lo spettatore e lo conduce subito in un’atmosfera di sottile inquietudine e ironia: un fitto intrico di cespugli è racchiuso in un piccolo padiglione di vetro e, di tanto in tanto, è scosso da tremiti che lo rendono minacciosamente vivo.
Nella prima sala dello spazio Eldorado troviamo invece Friendly Neighbourhood (2001), la serie di ritratti a Andy Warhol che, sospesi tra grafia pop e atmosfere psichedeliche, raccontano i momenti fondamentali ma meno conosciuti della sua biografia: da quando era uno studente d’arte timido e nevrotico a Pittsburgh, attraverso il sogno della metropoli e del successo fino alla scoperta della droga.
La mostra si conclude con Foolish Things (2002), una video proiezione che occupa la seconda sala della project room e che da il titolo all’intero progetto. Da un lembo di spiaggia dall’aspetto artificiale e vagamente malinconico si leva un sole che, dopo essere tramontato, torna a levarsi e così via, in un rincorrersi di albe e tramonti che raccontano l’avvicendarsi di vita e morte nell’esistenza individuale e collettiva. Il commento musicale è affidato a These foolish things, una nota canzone d’amore degli anni ’30 che aggiunge un sentimento di malinconia e struggimento pop a questa riflessione sugli eterni ritorni di cui sono fatte la quotidianità e la vita di tutti.