La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare al pubblico la mostra personale dell’artista fiammingo Jan Fabre Gaude Succurrere Vitae, un’ampia ricognizione della sua produzione di video e disegni lungo 25 anni di attività artistica.

Organizzata in collaborazione con lo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Gand – che ha ospitato la mostra dall’ottobre 2002 al febbraio 2003 – al Musèe d’Art Contemporain di Lione e alla Fundació Joan Miró di Barcellona che la ospiteranno successivamente, la personale di Jan Fabre riunisce 200 disegni e 10 tra film e video-installazioni.
Jan Fabre (Anversa, 1958) è uno degli artisti più significativi in Belgio e sulla scena internazionale. Artista visivo, autore teatrale e scenografo, Fabre è noto tanto per la sue sculture e per le installazioni realizzate con insetti tanto per la sua ricca produzione teatrale che porta, sul piano della performance scenica, la stessa immaginazione carica di suggestioni nordiche, da Bosch a Van Eyck e Bruegel.

La mostra alla GAMeC si concentra, invece, sulla produzione di film e disegni e sulla stretta relazione fra questi due media creativi: da una parte piccoli disegni realizzati con le più svariate tecniche – sangue, lapis, inchiostro cinese, penna bic – dall’altra film e video che, come giganteschi disegni di luce e movimento, declinano i nuclei tematici cari all’artista e a tutta la tradizione fiamminga: la follia, la malattia, la morte, la dolcezza del peccato, la rigenerazione, la forza spirituale.
I primi film in bianco e nero datati alla fine degli anni ’70 sono brevi e intensi e mostrano l’artista compiere azioni molto semplici come respirare, accedere un fiammifero, appoggiare una pistola alla tempia o coprirsi la testa con un sacchetto. Le produzioni successive mostrano molte similitudini con i suoi lavori teatrali quali Body, body on the wall con il ballerino Win Vandekeybus che danza con il corpo dipinto, o lavori come l’intervento su Palazzo Tivoli completamente ricoperto di disegni realizzati con una penna a sfera a inchiostro blu: una telecamera fissa riprende tutto il suo lavoro mentre le luci cambiano, le nuvole si muovono e il buio, alla fine, sopraggiunge.
Il suo interesse per il mondo degli insetti – suo nonno Jean-Henry era un famoso entomologo – lo porta a utilizzare gli insetti stessi quali metafore del corpo e dell’esistenza umana, come nell’opera video L’incontro (De Ontmoeting), in cui si vede Fabre vestito da scarabeo e Ilya Kabakov (il padre del Concettualismo moscovita) da mosca, dialogare su una terrazza con il profilo di New York alle spalle.

Il mondo degli insetti, il corpo e la guerra sono le tre principali metafore individuabili in tutti i suoi lavori, all’interno dei quali confluiscono arte, filosofia, scienza e religione, in un’ampia riflessione su temi come il mutamento, la trasformazione, la metamorfosi e lo scambio tra elementi della percezione sensoriale e quelli della sfera spirituale.
Nel corso della sua carriera Jan Fabre ha partecipato alle Biennali di Venezia, Istanbul e San Paolo e a Documenta di Kassel. Sue personali sono state allestite allo Stedelijk Museum di Amsterdam, allo Spregel Museum di Hannover, alla Kunsthalle di Basilea, al MUHKA Museum di Anversa, alla Schirn Kunsthalle di Francoforte.
La cura della mostra è affidata ad un comitato scientifico composto dai quattro direttori delle istituzioni coinvolte: Jan Hoet, Giacinto Di Pietrantonio, Thierry Raspail e Rosa-Maria Malet.
L’allestimento è a cura dell’artista stesso.

In occasione della mostra sarà disponibile un catalogo trilingue (italiano/spagnolo/inglese) con testi di Stefan Hertmans, Jan Hoet, Giacinto Di Pietrantonio, Thierry Raspail e Rosa-Maria Malet.