Da sabato 11 novembre 2017 fino al 25 febbraio 2018 lo Spazio Caleidoscopio della Collezione Permanente della GAMeC di Bergamo ospita il dipinto Natura morta (1941) di Giorgio Morandi.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia e la GAMeC, che ha contemporaneamente concesso all’istituzione reggiana il prestito del celebre Spitz-Rund (1925) di Wassily Kandinsky, fiore all’occhiello della Collezione, per la mostra Kandinsky-Cage. Musica e Spirituale nell’Arte.

La Fondazione Palazzo Magnani si è impegnata affinché, nello stesso periodo, la GAMeC potesse ospitare l’opera dell’artista bolognese quale spunto di interesse e approfondimento nel contesto della propria Collezione Permanente. La Natura morta del 1941, infatti, ben si presta al dialogo con l’omonimo dipinto di Giorgio Morandi datato 1959 e conservato nelle sale della Raccolta Spajani, favorendo un’opportunità di confronto tra due differenti periodi, modi di elaborazione e ricerca dell’artista sul tema.

Il dipinto ospitato nello Spazio Caleidoscopio è proprietà di Paola Giovanardi Rossi, la quale ha coltivato la passione per l’arte e per il collezionismo propria del padre. La collezione di Augusto e Francesca Giovanardi, infatti, è tra le più note e significative raccolte di opere d’arte della prima metà del Novecento: conserva novanta capolavori della ricerca artistica italiana e si distingue per ricchezza e finezza qualitativa degli esemplari che la compongono, per estrema coerenza di temi e gusto estetico. Ne fanno parte, tra gli altri, lavori di Carlo Carrà, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, Mario Sironi, Mario Mafai, Osvaldo Licini, Mauro Reggiani, Ottone Rosai e Arturo Tosi.

Indicativo che oltre venti di questi siano dipinti realizzati da Giorgio Morandi, “ognuno dei quali” – racconta Paola Giovanardi Rossi – “è stato scelto in maniera scientifica da mio padre, molto amico del pittore, con il quale c’era uno scambio culturale notevolissimo”.

La Natura morta in prestito è stata realizzata negli anni della guerra – periodo durante il quale la ricerca di Morandi ha portato a risultati tra loro molto differenti – e presenta tonalità brune quasi monocrome, che caricano di sottile drammaticità la scena. Gli oggetti sono disposti frontalmente, in maniera serrata e compatta; al centro, tra le bottiglie e una brocca, risalta il rosso di una scatola in secondo piano che si ritrova nei piccoli segni sul vaso bianco, unici dettagli decorativi della composizione.

La Natura morta del 1959, che il collezionista Gianfranco Spajani donò alla GAMeC nel 1999 – “trasferita” eccezionalmente per l’occasione dalle sale della Raccolta Spajani – fornisce invece una preziosa testimonianza dell’ultima fase pittorica di Giorgio Morandi. Qui emerge il prevalere di tonalità chiare, con forme che sembrano disgregarsi e alleggerirsi: mentre gli oggetti in primo piano presentano una resa volumetrica, quelli sul retro paiono man mano schiacciarsi sul fondo piatto, fino quasi a smaterializzarsi.

Per tutta la vita Giorgio Morandi ha dedicato la sua attenzione artistica alla realizzazione di nature morte e di paesaggi caratterizzati da pochi elementi semplici e ripetuti, con la ferma convinzione che “Anche scegliendo un soggetto semplice, un grande pittore può raggiungere una maestosità visiva e un’intensità emotiva che avvertiamo immediatamente”.
Gli oggetti conservati nel suo studio o i pochi tratti di un paesaggio, infatti, hanno sempre rappresentato per lui il pretesto per indagare il mondo attraverso la pittura. Il confronto proposto alla GAMeC fa emergere questa analisi, mettendo in evidenza l’evoluzione della ricerca stilistica che l’artista ha dedicato a uno dei suoi soggetti prediletti.