In occasione del centenario di Trento Longaretti, la GAMeC rende omaggio all’artista con una mostra dedicata ai suoi disegni, in visione dal 25 marzo al 5 giugno 2016 presso l’Ex Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, in Città Alta.

A cura di M. Cristina Rodeschini, la mostra presenta un aspetto meno noto della produzione di Longaretti, pratica a cui però l’artista si è dedicato tutta la vita.
I lavori coprono un arco temporale dagli anni Trenta al 2016, e presentano soggetti da sempre cari a Longaretti: il ritratto, il tema della famiglia – con la centralità della figura della madre – la vita degli umili, i viandanti, accanto a paesaggi e nature morte.

Apre la selezione una sequenza di volti di adolescenti che mette subito in luce l’abilità e la sensibilità dell’artista: disegni della metà degli anni Trenta nei quali Longaretti, che aveva solo vent’anni, rivela una padronanza e una profondità di visione di rara densità emotiva. Sono ritratti di bambini e bambine testimoni della vita semplice dell’ambiente di montagna, colti in espressioni e pose spontanee, ma anchestudi di volti maschili e femminili, frutto di una ricerca continua negli anni tra il 1937 e il 1938.
Esempio emblematico dei disegni di questo periodo è rappresentato dall’Autoritratto (1937), in cui Longaretti raggiunge una dimensione di estrema sintesi, caratterizzata dalla precisione e dall’eleganza del tratto. Degli stessi anni è Studio per un quadro (1938), uno dei primi disegni in cui Longaretti sviluppa il tema della famiglia, tra i più longevi della sua produzione.

Nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, l’artista si interessa alla figura e al paesaggio, ma anche alla natura morta di cui resta rara memoria nell’esemplare con bottiglia e vaso del 1940, puntuale e lieve nella sua finitezza.

Durante la guerra Longaretti è in Slovenia, in Sicilia e in Kosovo e mentre la pratica della pittura si dirada, l’esperienza del disegno diviene metodo quotidiano di osservazione delle nuove realtà che l’artista incontra.
I numerosi taccuini riempiti con immagini di luoghi e persone restano un’interessante testimonianza del lavoro compiuto con esattezza e libertà da Longaretti durante questi anni: la vita militare è documentata da una suggestiva serie di ritratti, che il tratto a matita riesce a rendere nella peculiarità delle fisionomie e insieme nella naturalezza delle espressioni.
Anche il paesaggio richiama l’attenzione dell’artista, e in particolare i meravigliosi scenari siciliani.

Quando nel 1943 il conflitto mondiale s’inasprisce, Longaretti si trova in Kosovo, zona di guerra particolarmente difficile. E il disegno annota la drammaticità degli avvenimenti: in Villaggio incendiato (1943), l’intensità della scena è resa attraverso un fitto tratteggio a china; Autocolonna in marcia, dello stesso anno, registra la desolazione e la costrizione generate dalla guerra. Anche la sera si tinge di trepidazione nelle ombre scure e nel cielo attraversato da nubi dense in Villaggio in Kosovo (1943).

Nella seconda metà degli anni Quaranta la produzione di Longaretti subisce una battuta d’arresto; l’attività in mostra è documentata dal solo disegno della figlia Serena del 1947, ritratta durante il sonno. La tranquillità domestica nel calore degli affetti familiari dà vita a un disegno delicato, giocato sulle morbide rotondità di un volto familiare.

Durante gli anni Cinquanta la pratica del disegno cede il passo alla pittura: l’artista si dedica infatti alla produzione di alcuni cicli decorativi per le chiese di Bergamo e del territorio, lavoro che affianca all’importante impegno di direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti, dal 1953.

Affiora negli anni Sessanta un altro tema frequentato assiduamente dall’artista: il mondo ebraico. In una china liquida del 1968, Vecchio Ebreo – Testa di vecchio, il volto di un uomo anziano chiama all’appello con solennità la storia di un intero popolo che con il suo eterno peregrinare rappresenta per l’artista una metafora dell’uomo errante, senza patria. Un soggetto da sempre caro a Longaretti, tanto da riproporlo anche in uno dei suoi disegni più recenti, Ritratto di ebreo (2015).

Durante gli anni Settanta l’artista viaggia con continuità, tra New York, Parigi, Stoccolma, Canada. Appartengono a questo periodo due disegni, entrambi memorie di viaggio, che segnalano modi diversi di esplorare la realtà: l’uno, dedicato a New York, con i maestosi ponti e lo skyline dei grattacieli sullo sfondo; l’altro ambientato a Parigi con la cattedrale di Notre-Dame, immagine venata di mistero.

Una spettrale Figura ascetica (1980) apre la nuova decade, nel corso della quale Longaretti sviluppa i temi del proprio immaginario sui viandanti, siano essi la coppia ritratta in Figura ebraica di musicante e ragazzo (1984) o intere famiglie. La musica, conforto per l’esistenza dell’uomo, è spesso presente con la rappresentazione di strumenti musicali.