Contemporaneamente all’esposizione Coter Fazion Coter, allestita nello Spazio ParolaImmagine della GAMeC e dedicata all’esperienza artistica che i fratelli Ernesto e Francesco Coter elaborano, insieme all’amico Fazion, tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea sceglie di presentare un omaggio dedicato al padre Costante Coter, artista di precedente generazione nato ed attivo con significativa rilevanza nell’ambiente bergamasco.

Nato a Vertova, Costante Coter frequenta da giovanissimo la Scuola Artigianale di Bergamo dove si dedica alla pittura, subisce però da sempre il fascino della scultura e dell’operare scultoreo. Negli anni Trenta ha uno studio in Via Torretta, Borgo Palazzo, quartiere vivace dal punto di vista artistico dove hanno laboratorio anche Attilio Nani, gli Ajolfi, i Minotti, i Remuzzi. Così, in un clima di quotidiano dibattito e confronto, il fare artistico di Costante Coter si distingue per la sua versatilità sia di mezzi che di soluzioni formali; nel suo percorso di ricerca, pur tenendo come riferimento costante la memoria della tradizione scultorea fa emergere un’esigenza di conoscenza e apertura rivolta ai nuovi sviluppi d’arte in Europa.

Altra caratteristica peculiare all’artista è la sua attiva partecipazione ad iniziative espositive e di mercato, a premi e concorsi volti alla produzione di opere pubbliche, anche d’arte sacra, animando positivamente il contesto culturale cittadino e provinciale. (Ne sono un esempio in città: la porta centrale di S. Maria delle Grazie, 1938; Napoleone Italico, 1939; il medaglione dell’obelisco di Piazza Vittorio Veneto; la tomba della Famiglia Cedroni, 1954; Allegoria, 1956, altorilievo del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco). Costante Coter realizza anche numerose sculture, su committenza privata, a decoro di abitazioni (La caduta di S. Paolo sulla Via di Damasco, 1950 – casa Panzeri; S. Giorgio e il drago, 1950 – casa Galmozzi Cremaschi).
Uno dei temi che lo scultore affronta con interesse è quello della figura femminile; nel nudo in gesso Casta Susanna, 1948 Coter lascia con evidenza il riferimento alla classicità di Arturo Martini e sceglie di rappresentare Susanna proprio nel momento in cui viene colta di sorpresa dai due vecchioni dando l’impressione, attraverso la resa dello sguardo e della gestualità della donna, di essere spettatori della scena nella sua completezza.

In Donna chinata, metà degli anni Quaranta, opera che è parte della donazione di Nino Zucchelli alla GAMeC e testimonianza dell’interesse dello stesso per la lavorazione della ceramica, il modellato si fa più ruvido ed il colore lucido si aggiunge al fondersi delle forma plasmata con l’espressione della fatica quotidiana; differentemente dalle numerose sculture del medesimo periodo dove la policromia della ceramica invetriata si accorda alla fluidità dell’abbondanza femminile, qui il colore della figura, la cui sinuosità è enfatizzata dalla posa, si fa tutt’uno con quello del lavoro, dei panni da lavare; solo le veloci pennellate di blu e violetto sulla veste alludono ad un elemento di fioca vanità soffocata dal duro fare quotidiano dal quale la donna sembra poter distogliere solo per un attimo lo sguardo.
Costante Coter nutre una particolare predilezione per la tecnica della ceramica, sperimentata a Faenza; è lui stesso a scrivere: “Guardo nel mio studio le ceramiche che il fuoco mi ha rese vive, poi che con pazienza le avevo lavorate…Nella mia ormai lunga carriera di operaio del bello, ho dominato si può dire tutte le materie, dai legni al bronzo, dal marmo al rame ed all’argento…ma la ceramica…”.